
La fattoria degli animali
Abbandono: il viaggio dell'incoscienza
La presenza degli animali nelle famiglie italiane è un fenomeno di grande rilievo e in costante crescita.
Circa una famiglia su due, in provincia di Milano, vive con almeno un animale domestico.
Sembra molto diffusa, quindi, la leggerezza con cui un dolce animale viene comprato o regalato come se fosse un pacchetto regalo da scartare nelle ricorrenze più importanti della nostra vita, ma quando si tratta di curare il nostro fedele amico, tale propensione viene meno.
Ogni anno, solo in Italia, vengono abbandonati 80.000 gatti e 50.000 cani .L'abbandono non riguarda solo cani e gatti, ma di recente ha colpito in modo sensibile anche specie cosiddette "esotiche", la cui detenzione è sottoposta a severa regolamentazione e il cui mantenimento è, a volte, molto dispendioso.
Più dell’80% vengono lasciati al loro triste destino in un qualsiasi angolo di strada, rischiando di morire di stenti, a causa di incidenti e di maltrattamenti subiti in loco. Quelli che riescono a salvarsi sono destinati al randagismo.
Quando si parla di "abbandono" si pensa a quell'intenzionale fenomeno che riguarda gli animali, per lo più cani, nel periodo estivo. Molti non sanno che dietro a questo gesto c'è di più, e non solo in tale periodo.
Più del 30% dell'abbandono di animali avviene nel periodo delle vacanze, quando le famiglie, impossibilitate a portare il loro amico con sè a causa dell'impegno che questo gesto comporta, decide di stringere il guinzaglio ad un comune "guard rail" e partire per un lungo viaggio, quello dell'incoscienza.
Andare via per non tornare più, lasciando dietro allo "specchietto retrovisore" un frammento di vita vissuta per dare sfogo al proprio egoismo.
Un altro picco massimo di abbandoni lo si registra all'apertura della stagione venatoria, quando il cane non è più in grado di cacciare a causa di ferimenti oppure di una non propensione a fare quello che è considerato "il suo dovere". Nei casi più disperati vengono uccisi e i loro resti buttati nei fossi, in aperta campagna, lontani da occhi indiscreti; altri ancora vengono gettati dentro ai pozzi, ancora vivi. In Spagna "la strage dei levrieri" è un fenomeno molto diffuso, tanto da contare più di 50 mila cani all'anno morti o gettati nei pozzi, abbandonati a loro stessi e lasciati morire di fame e di freddo.
Ad aggravare ancor di più la situazione è la questione del randagismo.
Abbandonare un animale non è solo un gesto crudele e degradante, ma comporta delle gravi conseguenze.


I canili sanitari e i rifugi autorizzati nel nostro Paese sono circa 1.000, ma se al Nord le strutture funzionano in generale bene, al Centro e al Sud la situazione è davvero problematica: pochi canili, troppi animali da gestire e poche adozioni. Un mix perfetto per un vero e proprio disastro. Due elementi che, con la stagione estiva, sono destinati a peggiorare.
Nel 2012, gli ingressi di cani nei canili sanitari è stato di circa 100.000 unità, mentre i randagi sono circa 600.000. Un dato costante nel tempo, che non accenna a diminuire nonostante le molte campagne di sensibilizzazione sull'abbandono.


Ma non è tutto.
Negli anni, c'è chi ha fatto della detenzione a vita dei randagi un vero e fruttuoso affare.
Nonostante la legge 281/91 indichi nelle associazioni di protezione animali, i soggetti prioritari a cui concedere le convenzioni per la gestione dei canili, in tutta Italia sono sorte strutture esclusivamente private, nelle quali gli animali devono fare numero e sopravvivere il più a lungo possibile. La maniera in cui vengono fatti vivere però, è tutt'altro che legale.
Ammassati in gabbie anguste in cui fanno dei propri bisogni la loro cuccia, in strutture fatiscenti, maltrattati, fatti sbranare l'uno contro l'altro a causa della troppa fame, fatti accoppiare a caso e fatti morire allo stesso modo. In questi posti la brama di denaro va al di là di qualsiasi cosa o essere vivente.
Tali finti rifugi sono i "canili lager".
Aggiudicandosi la gestione dei randagi, i responsabili di "rifugi/canili" privati possono contare su un contributo che va da 2 a 7 euro al giorno per ogni cane e il totale può giungere a cifre molto elevate, creando così un giro di soldi sporcati dalla sofferenza di migliaia di animali.
Oltre ad essere un reato, l'abbandono porta a un dispendio di soldi pubblici che ricade sull'intera collettività: considerando che per ogni cane ospitato in canile ogni Comune paga circa 1.000 euro all'anno, e nei canili italiani ci sono circa 200.000 quattro zampe, le proporzioni del fenomeno sono rilevanti.
Per contrastare questa piaga, la Lav (lega anti-vivisezione) propone alcune misure tese a riformare la legge 281/91 (Tutela animali d'affezione e prevenzione del randagismo) attraverso, ad esempio, il libero accesso di cani e gatti nei luoghi pubblici e nelle strutture turistiche, detrazioni fiscali su cibo e spese veterinarie per chi adotta un cane o un gatto, l'inserimento di cani e gatti nel certificato di "stato di famiglia".
Abbandonare è una strada senza ritorno. PENSACI.
Alessandra Vasami